Radio Roma Capitale

Intervista ad Anna Lisa Bellini
a cura di Enzo Ferreri
Beethoven Festival Sutri 2012
21 Luglio 2012

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Radio Vaticana Diapason

Intervista ad Anna Lisa Bellini
26 Aprile 2010
Sala Assunta

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Radio Vaticana Diapason

Intervista ad Anna Lisa Bellini
06 Aprile 2010
Beethoven Festival Sutri VIII edizione- 2009

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Radio Vaticana Diapason

Intervista ad Anna Lisa Bellini
30 Marzo 2010
Beethoven Festival Sutri VIII edizione- 2009

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Radio Rai Tre Suite

05 Luglio 2009 estratto da "Prima Fila"
Intervista in diretta radiofonica ad Anna Lisa Bellini ed Angelo Persichilli

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Dieci domande ad Anna Lisa Bellini

27 Febbraio 2009

di Riccardo Lancellotti

interview anna lisa bellini

1. Lei ha cominciato a studiare il pianoforte all’età di sette anni. Come ha scoperto il Suo talento e chi l’ha indirizzata allo studio della musica e dello strumento?

Ho un’immagine molto precisa delle sensazioni che provavo quando vivevo la musica da bambina. La mia famiglia si era da poco trasferita a Viterbo e, riflettendoci ora, mi rendo conto che gran parte dei miei primi ricordi è legata a situazioni in cui a mio modo vivevo la musica: un giradischi azzurro in cui inserivo a ripetizione alcuni 45 giri di cui mi ero appassionata, il flauto dolce blu di mia sorella con il quale mettevo in ordine le note per ricreare le melodie, la maestra che mi chiamava alla cattedra per cantare e mia madre, che mi ha trasmesso questo amore, che prontamente individuò la possibilità di indirizzarmi su questo cammino mandandomi a lezione di pianoforte.

2. Lei è stata una bambina prodigio. Come ha vissuto questa esperienza? Cosa pensava di avere in più rispetto ai suoi coetanei, e cosa, invece, invidiava ai suoi coetanei o, comunque, Le mancava?

Non pensavo a qualcosa che mi poteva mancare, avevo già quello che desideravo: un pianoforte a casa e un favolosa insegnante che per me diventò ben presto la “seconda mamma” (come lei molto affettuosamente si definiva). Dei miei coetanei ritenevo di avere in più la fortuna di aver trovato già la mia strada e la consapevolezza di non volerla cambiare. Oggi all’elenco aggiungerei anche la mia famiglia  che orgogliosamente appoggiava e difendeva tutte le mie scelte; allora non me ne rendevo conto, mi sembrava un atteggiamento scontato, invece spesso mi capita di osservare che purtroppo non sempre lo è. L’enorme quantità di ore giornaliere dedicate allo “studio”seduta al pianoforte hanno accompagnato da sempre la mia vita ma sono sempre dipese dalla mia volontà. Non riuscivo facilmente a comunicare questo ai miei compagni ed un giorno qualsiasi la Prof .sa di Latino richiamò l’attenzione della classe sul significato originario di questo (a volte troppo scontato) termine: finalmente vidi cadere il muro tra quello che da sempre rappresentava per me e l’idea che, nell’accezione dei miei compagni, lasciava trasparire un senso di obbligo e negatività. “Studium”  era tradotto come passione, vocazione, simpatia, smania, inclinazione, brama, zelo, interesse, fervore, desiderio, amore, ardore: l’elenco sul vocabolario era molto lungo e perfettamente esaustivo, sarebbe stato difficile escludere anche uno solo dei termini.

3. I bambini prodigio sono rari. Tuttavia, l’ambito musicale sembra essere quello in cui i talenti precoci si manifestano più frequentemente. Tra i pianisti contemporanei basti ricordare, tra gli altri, Arturo Benedetti Michelangeli, Maurizio Pollini, Claudio Arrau. Quest’ultimo, esibitosi per la prima volta all’età di cinque anni, cadde in depressione e dovette andare in analisi quando, a 20 anni, il suo esordio negli Stati Uniti non ebbe il successo che si aspettava. Lei come ha vissuto il passaggio dalla dimensione di bambina prodigio a quella di pianista adulta?

Prendo in prestito una massima del violinista e grande didatta  Wolfgang Marschner: non esistono “bambini prodigio” ma solo “genitori prodigio”.
Mi sembra che renda molto bene l’idea dell’oppressione e della manipolazione che subiscono i destini di alcuni grandi talenti ad opera delle famiglie o del potere del successo. Spesso si abusa anche sulla loro protezione, perdendo di vista l’importanza che la semplicità dei piccoli insuccessi quotidiani ha sulla formazione del carattere e della personalità di un bambino. Non è stata questa la mia esperienza, credo soltanto di essere riuscita a far convergere in modo molto naturale tutte le mie energie in uno studio per il quale avevo predisposizione, non potevo non avere risultati. Ma non vedo il prodigio nella mia persona. Lo vedo negli eventi che si sono sommati e mi hanno permesso di vivere così la mia vita. Sento ancora dentro una gran desiderio di imparare con l’unico timore di vedermi preclusa questa possibilità ed è difficile identificare con chiarezza il passaggio da bambina ad adulta, è avvenuto tutto così in fretta.

4. Approfondiamo ancora questo aspetto: quali erano le Sue aspirazioni da piccola? Da adulta, ritiene che le cose siano andate come si aspettava, oppure no?

Da piccola sognavo a brevi termini. Mi spiego meglio. Ho vissuto sempre la vita come una sorta di staffetta dove il flusso continuo dello studio mi premiava costantemente con piccoli traguardi che immediatamente si tramutavano in partenze per traguardi più importanti. Ho sempre navigato a vista, senza un orizzonte preciso, con l’unica aspirazione di poter continuare a vivere nella musica e senza perdere l’entusiasmo nella vita. Per ora le cose continuano ad andare in questa direzione ed ogni giorno che passa aggiunge un tassello al mosaico. Che dire, quando si ha la grande fortuna di poter mettere fisicamente le mani in un notturno di Chopin, in un Concerto di Beethoven e vedere gli occhi lucidi e carichi di emozione in persone che vedi per la prima volta alla fine di un tuo recital………è un dono prezioso che supera tutte le mie aspettative.

5. La musica è un grande, bellissimo gioco (nel senso più alto del termine). Forse è questo il motivo per il quale il talento precoce trova un terreno così fertile in campo musicale. Cosa è rimasto, nella concertista affermata di oggi, della pianista bambina dei suoi esordi?

I suoni non hanno bisogno di essere mediati dalla parola o dal gesto e questo li  rende un veicolo fondamentale nella comunicazione, sin dalla più tenera età. La purezza e l’innocenza della musica trovano terreno fertile nella sensibilità dei bambini che individuano senza dubbi la sua forza emotiva. Ancora oggi trovo dentro di me la capacità di meravigliarmi e la curiosità di una mente bambina: la musica mi restituisce ogni giorno il tempo che passa. Certo con gli anni sono cambiati molti parametri, dovendo fare i conti con l’aumento crescente degli impegni professionali. Cambiare spesso programma di concerto (a volte a distanza di pochissimi giorni), i viaggi, l’insegnamento, la gestione del Beethoven Festival……..la vita è sempre più sfuggente e preziosa.

6. Il Suo vastissimo repertorio comprende autori del tardo Classicismo e del Romanticismo (periodo che coincide con l’affermazione del pianoforte), ma rivela anche un grande interesse per la musica contemporanea. ChiederLe quali sono i Suoi autori preferiti è banale. Provi invece a definirne alcuni con un solo aggettivo, per aiutarci a comprendere come “risuonano” dentro di Lei.

Bach assoluto, Mozart perfetto, Beethoven completo, Schubert liricamente fluente, Chopin profondo, Schumann poetico, Brahms possente, Debussy limpido,  Schoenberg essenziale, ……tutti comunque eterni.

7. Nel suo celebre libro sul pianoforte, pubblicato da Ricordi, Alfredo Casella ricorda che Ferruccio Busoni diceva che insegnare a muovere più o meno bene le dita sulla tastiera è compito troppo modesto, e che la lezione di pianoforte deve essere una lezione di vita, “l’avvenimento essenziale che domina la settimana”. Qual è stata la lezione dei Suoi maestri, e cosa, se trova il tempo di insegnare, cerca di trasmettere ai Suoi allievi?

Lei nomina uno dei più grandi musicisti che la storia italiana ci consegna: Alfredo Casella. La mia insegnante di pianoforte, Giuliana Brengola Bordoni, era sua allieva e la figura di questo grande didatta imperava spesso nei suoi  racconti di esempi ed aneddoti. L’affermazione di Busoni, da lui messa in luce, è una grande verità: ancora ricordo, a distanza di quasi trent’anni anni, che la mia lezione era di venerdì, nell’aula 11 del secondo piano e non solo dominava la mia settimana ma rivelava alla mia insegnante tutto quello che in quella settimana mi era passato per la mente. Lei diceva sempre: “appena ti siedi al pianoforte e cominci a suonare, capisco cosa pensi”. Ed era vero! A lei devo tutto, la mia formazione come musicista e come insegnante. Era capace di commuoversi anche se quel brano me lo aveva sentito suonare decine di volte, era acutissima, coglieva sempre tutte le sfumature, non le sfuggiva proprio nulla. Tutto ciò era molto gratificante e premiava al punto giusto. Poi il perfezionamento con Maria Tipo che, nonostante la sua favolosa carriera di interprete assorbisse molto del suo tempo, sapeva dedicare estrema attenzione ai suoi allievi. Interveniva sempre al momento esatto con i suoi preziosi consigli, non troppo presto per non turbare la creatività in erba della sonata appena studiata ma giusto in tempo per contribuire alla sua crescita. Il rapporto tra l’insegnante di strumento e l’allievo non è mai ordinario, nel bene o nel male, è sempre un legame dominante e determinante per la vita di entrambi. Attraverso la musica passano tutte le emozioni della vita in una corrispondenza simultanea, è impossibile non trovarsi a condividerle tra insegnante ed allievo nonostante la spesso molto accentuata differenza di età. Entrambi hanno ogni volta qualcosa da imparare, ad entrambi si illumina l’animo per un nuovo traguardo raggiunto, sia che si sia seduti di fronte o a lato della tastiera. Si arriva a condividere e a trasmettere le lotte quotidiane per dominare un passaggio, per affinare l’espressività della timbrica, per mettersi in gioco rivelando la parte più intima delle proprie sensazioni. Su questo argomento ci si potrebbe, e forse si dovrebbe, dilungare molto di più ma sarebbe altresì impossibile raggiungere un ideale di argomentazione esaustiva con le sole parole. Insegno da molti anni e le esperienze che ho vissuto un tempo da allieva assumono un significato chiaro soltanto adesso, da insegnante. Chi insegna si assume una responsabilità enorme perché il rapporto è diretto, forte ed in alcuni casi rischia di diventare anche oppressivo. Io cerco di trasmettere ai miei allievi l’uso corretto della gestualità per permetter loro di abituarsi a parlare ed esprimersi con lo strumento. Allo stesso tempo mi preoccupo che prendano progressivamente coscienza delle loro attitudini e capacità personali che dovranno ben presto gestire autonomamente, un po’ come avviene tra genitori e figli.

8. All’attività di concertista Lei affianca quella di direttore artistico del “Sutri Beethoven Festival”, da Lei ideato e fondato nel 2002. Cosa le dà questa esperienza e cosa ritiene di dare alla musica e al pubblico attraverso il festival?

Il Sutri Beethoven Festival nasce da una grande amicizia e collaborazione. È d’obbligo una premessa. Alla fine degli anni ’80, nell‘ambito dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena, fui individuata insieme al violoncellista Alfredo Persichilli per una tournée in Giappone. Dalle prime note della sonata op.38 di Brahms entrambi ci rendemmo conto della immediata intesa musicale che avevamo (diceva saggiamente Riccardo Brengola: “se inizi a provare e riprovare un passaggio per creare un’intesa, allora l’intesa non c’è”). Da allora collaboriamo insieme e nel 1996, insieme alla violinista Ariane Mathäus, abbiamo fondato il Trio Reger, suonando spesso insieme anche al flautista Angelo Persichilli. È da questa forte collaborazione che prende vita il Sutri Beethoven Festival nel quale c’è dentro tutto il desiderio di premiare l’attività della musica cameristica sia attraverso i concerti che attraverso le Master Class Internazionali di perfezionamento. Le Master Class offrono ai partecipanti (provenienti da varie Nazioni d’Europa) l’opportunità di confrontarsi e suonare insieme ai docenti, nelle più svariate formazioni cameristiche (aspetto un po’ trascurato dal nostro sistema scolastico). Sutri inoltre è una città sapientemente capace di accogliere e proiettare all’esterno iniziative di alto spessore. I concerti del Festival si svolgono in luoghi di incommensurabile valore architettonico e storico, patrimonio di questa antichissima città. Sentire opere di Beethoven o Chopin che vibrano in luoghi di antichità millenaria è come incamminarsi su un ponte che affonda le radici nell’immaginario più remoto, attraverso la storia dell’umanità. Tornando con un piede nel presente, curare il Festival mi permette di osservare la vita del concertista dal lato opposto, dal lato di chi i concerti li “organizza” e, fermamente convinta che tutto ciò che si può fare per la musica non sia mai abbastanza in confronto a ciò che la musica ci dona, cerco fieramente di coinvolgere in questa esperienza interpreti ed ascoltatori, portandoli a compiere un ulteriore passo nel percorso di  rivalutazione di questa grande arte. Un popolo è la sua storia e la musica ci appartiene da sempre, lo si legge nei grandi capolavori, siano essi straordinari e famosi o semplici e poco eseguiti. Siamo in dovere tutti di corrispondere a quest’arte la giusta tutela.

9. Nonostante la Sua giovane età, la musica Le ha dato tanto. Quali sono le Sue aspirazioni non ancora appagate in campo musicale?

Non nascondo che una grande aspirazione è quella di  poter condividere con mio figlio tutto quello che la musica mi ha donato e mi dona. Ma su questo sono fermamente decisa a non giocare un ruolo da protagonista, aspetterò gli eventi. Adesso lui è ancora molto piccolo e ci divertiamo a giocare insieme con suoni e ritmi. È molto fiero di portare i fiori alla mamma dopo il concerto, e questo già mi colma il cuore di gioia.

10. Per una persona che, come Lei, vive di musica, è difficile, forse impossibile, immaginare un’alternativa. Ma faccia uno sforzo di immaginazione: cosa sarebbe diventata Anna Lisa Bellini se non avesse intrapreso la carriera di musicista?

Molto difficile da immaginare, specialmente a questo punto della mia vita. Devo fare un’immersione nel passato e ripescare tutto quello che, diciamo così, ho “sacrificato”. La prima idea che prende forma è sicuramente lo studio della matematica. Nella mia famiglia c’è una certa complementarità: mia sorella è laureata in Matematica con lode e corona il suo amore per la musica cantando in una Corale, io mi rilasso ragionando su calcoli enigmatici. È un luogo comune la forte affinità tra la matematica e la musica, forse tutte e due ci conducono alle soglie dell’eternità, una attraverso la ragione e l’altra attraverso l’elevazione dell’anima.


Radio Vaticana Diapason

Intervista ad Anna Lisa Bellini
02 Marzo 2007
Presentazione CD Beethoven Chopin

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Radio Vaticana Dammi un LA

02 Luglio 2005
Frammenti da: Beethoven 4° concerto, Liszt Fantasia Dante, Beethoven trio op.1 n.3

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Radio Vaticana Dammi un LA
24 Giugno 2006

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Il Corriere di Viterbo

"Beethoven Festival: un grande evento"
Viterbo
12 Giugno 2005

SUTRI- Ieri sera nella Chiesa di San Francesco, al Beethoven Festival Anna Lisa Bellini ha reso omaggio al compositore Franco Mannino; a dirigere l'orchestra Cinzia Pennesi. In programma musiche di Mozart, che la Bellini ha eseguito dopo aver rilasciato quest'intervista:

È ormai il quarto anno del Beethoven Festival, si può già fare un bilancio?
"Siamo molto contenti perché Sutri sta conoscendo un grosso rilancio sia dal punto di vista turistico che culturale. Le attrattive storiche e naturali non mancano, ma abbiamo cercato di creare una realtà musicale visibile a livello internazionale che fosse rappresentativa per noi e per il nostro territorio".

Come mai avete scelto di intitolare un festival a Beethoven?
"Beethoven è un musicista sempre presente nella formazione e nella vita di noi musicisti, ma il Festival non ha carattere monografico: in generale abbiamo optato per una maggiore varietà degli autori".

Quali saranno gli appuntamenti di quest'anno?
"Oltre al concerto inaugurale, l'appuntamento clou è con Alfredo Persichilli che suonerà, tra l'altro, il concerto per violoncello di Haydn diretto dal padre Angelo Persichilli. Il concerto nell'Anfiteatro è sempre molto atteso e ogni anno richiama oltre seicento spettatori da tutto il Lazio. Segnalo in particolare anche il concerto finale diretto da Wolfgang Marschner con in violinisti Ariane Mathäus e Stephan Skiba".

Il programma prevede anche quest'anno le Master Class?
"È un'iniziativa a cui tengo molto. Le Master Class sono internazionali e riguardano violino, viola, violoncello, pianoforte, flauto e musica da camera. Vengono a Sutri giovani strumentisti da ogni parte del mondo. Quest'anno i corsi si terranno dal 23 al 31 Luglio sempre nella villa Savorelli nel parco archeologico".


Il Tempo
Pagina dello Spettacolo Roma

18 Maggio 2003

Trio Reger chiude la rassegna degli Sfaccendati
di Gianluca Attanasio

Termina oggi la XXVIII edizione dei Concerti dell'Accademia degli Sfaccendati. La rassegna, ideata da Giovanna Manci e Giacomo Fasola ed ospitata nei suggestivi saloni di Palazzo Chigi di Ariccia, vedrà in concerto il Trio Reger, composto da Ariane Mathäus (al violino), Alfredo Persichilli (al violoncello) ed Anna Lisa Bellini (al piano).
Bellini, ad aprire i Concerti dell'Accademia degli Sfaccendati è stato il grande Salvatore Accardo. A chiuderlo sarà il suo Trio Reger. Emozionata?
"Molto, sebbene abbiamo già suonato in questo splendido contesto un paio d'anni fa, con un programma rivolto a Ravel. Quest'anno, invece, approfondiremo Brahms. La nostra è una formazione stabile che si apre tuttavia ad un complesso repertorio da camera, dedicandosi altresì ad un repertorio di sonate per duo piuttosto insolito per un trio".

Quali sono le maggiori difficoltà che un trio musicale incontra nel proporsi ad un grande pubblico?
"Le difficoltà nascono solo se ci si preclude la possibilità di spaziare entro generi e stili differenti. E' sbagliato ritenere che un'opera per duo di Brahms non possa essere eseguita da un trio, da un quartetto o da un ensemble da camera".

La situazione della musica classica in Italia?
"Ritengo che questo genere incontri gli stessi problemi esistenti in tutti gli altri Paesi. In Italia, probabilmente, la musica classica è sfavorita dalla mancanza di adeguati mezzi di diffusione".